Intervista a Luigia Sorrentino لقاء مع الشاعرة الإيطالية لويجا سورينتينو (بالإيطالية)
Intervista a Luigia Sorrentino |
Solare come la sua
Napoli, sensibile ed elegante come il suo adorato gatto Ciccio, semplice e con ingredienti
genuini di prima qualità come la pizza margherita: così mi appare Luigia
Sorrentino, giornalista fuoriclasse della Rai, poetessa e amante della poesia,
ideatrice e conduttrice di programmi radiofonici quali “Notti d’autore” e del
primo blog di poesia della Rai. Proprio dal suo celebre blog abbiamo iniziato
l’intervista per Chair, parlando poi della sua formazione, del suo ultimo
lavoro “Olimpia” (definito nella prefazione da Milo De Angelis “il libro della
sua vita”) e di molto altro…
- Cara Luigia, il tuo blog
(http://poesia.blog.rainews.it/) si è in breve tempo affermato come uno dei
principali mezzi di divulgazione della Poesia, della Letteratura e delle Arti
in generale, in Italia e all’estero. Quando è nata la tua passione per la
poesia?
Ero seduta sui gradini
di una spiaggia, a Diamante, in Calabria, di fronte a un mare calmo, in una
calda notte di luglio e scrivevo una poesia dedicata a Beniamino, cameriere
d’albergo. La luna rifletteva nell’acqua la sua luce bianca e scoprivo l’orizzonte
che separa il mare dal cielo. Alle mie spalle, i pallidi ricami montuosi. Ero
lì, presente, ma percepivo il limite di quell’esperienza, la distanza dal luogo
in cui mi trovavo provvisoriamente. La professoressa d’italiano e latino,
Giulia Albergamo, aveva assegnato la lettura, per l’estate, di un testo per
ragazzi, “Il treno del sole” di Renée Reggiani. Il libro racconta la storia di
Agata, vissuta fino a tredici anni in un ambiente di braccianti, in Sicilia,
poi emigrata con la famiglia nel “Continente”, a Torino. Io mi sentivo Agata,
provavo la sua stessa nostalgia per il paese natìo, avvertivo la differenza tra
la grande città e il piccolo paese del sud, dal quale anch’io provenivo… Avevo,
come lei, un profondo desiderio di giustizia sociale. Imparai, leggendo quel
libro, che il denaro e il successo rendono a poco a poco gli uomini terribili.
Mio fratello mi rivolgeva la domanda di sempre: “Cosa vorresti fare da grande?”
Rispondevo: “La missionaria”, e lui scandiva la mia risposta: “La
mis-sio-na-ria!”. Avevo undici anni.
Quella che chiamavo
missione, era, in realtà, il compito che avrei intrapreso in età adulta,
quando, economicamente indipendente, mi sarei potuta dedicare alla poesia.
Posso affermare, dopo questa lunga premessa, che il primo blog di Poesia della
Rai, sul sito di Rai News, è un
desiderio di felicità collettiva, nato da un desiderio di giustizia sociale. Lo
dedico a tutti quelli che silenziosamente ogni giorno fanno accadere qualcosa
nel mondo della poesia, dell’arte e della letteratura. Perché non dar loro
voce? Perché ignorare creature come i
poeti, far finta che non esistano?
- Cosa può insegnare la poesia oggi?
Nel lavoro di scavo
sulla parola che fa il poeta, c’è un’esperienza e una conoscenza che si vuole
trasmettere. La poesia è una grande
lezione di umiltà e di saggezza alla quale nessuna persona dovrebbe sottrarsi.
Infonde pienezza, consapevolezza, gioia, perché scioglie nodi profondi che
riguardano tutti. Non vi è mai nulla di strettamente personale in un testo
poetico. La poesia è donarsi nella parola, e chi la riceve, diventa
consapevole, e quindi, compirà lo stesso gesto, donerà la parola a un’altra persona.
Chi legge la poesia, ha
il desiderio di guardarsi, di riconoscersi, in una dimensione che scopre
appartenere anche a se stesso. La poesia non deve essere capita, ma ascoltata.
Il significato dell’ascolto arriverà molto dopo, con il riverbero di una voce
che ti parla profondamente.
- Quale è stato l’incontro nella tua carriera
che ti ha colpita e affascinata maggiormente?
Non c’è soltanto un
incontro… Ci sono i silenzi degli incontri. L’osservarsi reciproco,
l’ascoltarsi, dopo lunghe pause. C’è la condivisione di un amore disperato per
la poesia, c’è la lettura di una poesia, il voler ricevere e il voler dare
qualcosa. Certo, alcuni poeti che ho incontrato, sono indimenticabili e
preziosi… Non dimenticherò mai Seamus Heaney che mi parla della sua infanzia,
e, alla fine di una lunga intervista televisiva, mi legge “Anahorish 1944”, e
poi “Chanson d’aventure”, poesia in cui Heaney rivive il trasporto in ambulanza
verso l’ospedale a seguito di un malore che l’aveva colpito qualche anno prima.
Tre mesi dopo, a fine agosto del 2013, ero in ferie dal lavoro, quando Domenico
Molina, interprete e traduttore che aveva incontrato con me Seamus Heaney, mi
ha raggiunto al cellulare per dirmi
dell’improvvisa scomparsa del grande poeta irlandese, premio Nobel per
la letteratura. Non volevo crederci. Ho pianto per giorni… Mi ripetevo: “Non è
giusto, non è giusto…”
Anche l’Italia è un
paese di grandi poeti. Ho imparato qualcosa da ognuno di essi, ma direi, non
solo dai poeti, anche da alcuni scrittori, filosofi, teologi e studiosi di fama
internazionale. Non dimenticherò mai la grazia e la semplicità del porgersi di
Mario Trevi, Emanuele Severino, Bruno Forte, Nadia Fusini, per rimanere in un
ambito non strettamente poetico.
- Leggendoti, si nota il tuo amore per i classici,
che lasciano insegnamenti eterni. Il titolo della tua ultima raccolta di
poesia, “Olimpia”, ne è una conferma…
“Olimpia” è stata
definita da una persona che stimo e con la quale condivido l’amore per la
poesia, un “prisma sapienziale”. Mi è
piaciuta molto questa definizione che è arrivata all’improvviso in una mail.
Proprio come sono arrivati i versi di “Olimpia”, senza alcun preavviso,
ritornando in un luogo che avevo visto per la prima volta a quattordici anni.
Queste poche parole mi hanno chiesto un titolo che portasse il nome di una
donna, di una città, fra un respiro e l’altro, con un filo di voce, nel segno
di una seconda nascita.
- Quale filosofia di vita vuoi trasmettere
attraverso la lettura di Olimpia?
“Olimpia” ci dice che i luoghi decisivi del
pensiero filosofico possono incontrarsi nella rivelazione poetica. Alcuni
grandi filosofi e anche molti poeti l’hanno capito da secoli. Poesia e
filosofia pongono, da sempre, le stesse domande che appartengono al destino
della verità. I filosofi della tradizione occidentale ci dicono che l’uomo
rifiuta l’oscurità della nascita e della morte, cioè vuole vincere, avere
potenza, desidera diventare altro per salvarsi dall’angoscia del proprio
destino. E a questo punto, la rivelazione poetica illumina il pensiero
filosofico, sciogliendo il rapporto tra finito e infinito.
Da una parte, il mito
della fondazione dell’universo riproposto in “Olimpia” ci rivela che l’umano
deve separarsi dal divino, dopo lo smembramento, la lotta, per la supremazia,
dall’altra ci dice che sarà necessario per l’umano il ritorno nello stesso
luogo divino dal quale proviene, per ristabilire la giustizia, il sé sacro. Il
debito tra umano e divino, quindi, si salda nel cerchio originario del destino.
- Olimpia riunifica le parti separate, le
congiunge, e dice che umano e divino sono dentro la stessa persona. Il divino e
l’umano sono un binomio imprescindibile all’’interno della nostra società o ne
prevale uno, vista la cronaca che ci insegue oggi?
Sicuramente oggi la
cronaca prevale su tutto, purtroppo. In “Olimpia” il dato realistico è
filtrato, c’è, ma non si percepisce automaticamente, perché questa poesia
compie un gesto di opposizione e di contrasto alla realtà per entrare in una riflessione che oltrepassa
il proprio tempo. Il pensiero poetico di “Olimpia” si auto-emargina, ed è
emarginato, dalla ferocia del presente. Ma se è vero quello che ho affermato
prima, e cioè che l’umano ritorna nel medesimo luogo dal quale proviene per
fondersi alla stessa natura dalla quale si è allontanato, non sarà difficile
comprendere che vita-morte non sono entità separate: esse si ricongiungono a
una stessa fonte, e ad essa si rigenerano.
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Solar as its Naples, sensitive and elegant as
her beloved cat Fat, simple and genuine ingredients of the highest quality as
the margherita pizza: it appears to me Louise Sorrentino, champion of the RAI
journalist, poet and lover of poetry, creator and host of radio programs such
as "Nights auteur" and the first blog of poetry Rai. Just from her famous blog we started the
interview by Chair, speaking then of her training, her latest work
"Olympia" (as defined in the preface by Milo De Angelis "the
book of his life") and much more ...
-
Dear Louise, your blog (http://poesia.blog.rainews.it/) has quickly established
itself as one of the main means of dissemination of Poetry, Literature and the
Arts in general, in Italy and all ' abroad. When did your passion for poetry?
I was sitting on the steps of a beach,
Diamante, Calabria, in front of a calm sea, on a hot July night and I wrote a
poem dedicated to Benjamin, hotel maids. The moon reflected in the water its white light and discovered
the horizon that separates the sea from the sky. Behind me, the pale embroidery ranges. I was there, there, but I felt the limit of
that experience, the distance from the place where I was staying temporarily. Professor of Italian and Latin, Julia
Albergamo, had assigned reading for the summer, a book for children, "The
train of the sun" by Renée Reggiani. The book tells the story of Agatha, lived up to thirteen years
in an environment of laborers in Sicily, then emigrated with her family in the
"Continent" in Turin. I felt Agata, I felt
the same nostalgia for her native country, I felt the difference between the
big city and small town in the south, from where I was coming from ... I
like her a deep desire for social justice. I
learned by reading this book, that money and success gradually make men
terrible. My brother addressed the question of all time:
"What do you want to be?" Would say, "The Missionary," and
he chanted my answer: "The mis-sio-na-ria." I was eleven years old.
What I called the mission, was, in fact, that
I undertook the task in adulthood, when, financially independent, I would have
been able to devote to poetry. I can say, after this
long introduction, the first blog of Poetry Rai, on the site of Rai News, is a desire for collective happiness, born of a
desire for social justice. I dedicate it to all those who silently every
day make something happen in the world of poetry, art and literature. Why not give them a voice? Why ignore creatures like poets, pretend it
does not exist?
- What can you teach poetry today?
In the work of excavation on the word that
makes the poet's experience and knowledge that you want to convey. Poetry is a great lesson in humility and
wisdom to which no person should ignore. Infuses fullness, awareness, joy, because it melts deep nodes
that affect us all. There is never
anything strictly personal in a poetic text. Poetry is self-giving in the word, and those who receive it,
become aware, and therefore, will make the same gesture, will give the floor to
another person.
Who reads the poem, has the desire to look, to
see themselves in a dimension that turns out to belong to himself. The
poem does not have to be understood, but heard. The significance of listening will come much
later, with the glare of a voice that speaks to you deeply.
- What was the meeting in your career that he
struck and fascinated the most?
There is only one match ... We are the
silences of the meetings. The observed
reciprocal, the listening, after long pauses. There is the sharing of a desperate love for
poetry, there is the reading of a poem, the desire to receive and want to give
something. Sure, some poets I
have met, are unforgettable and precious ... I will never forget that Seamus
Heaney speaks to me of his
childhood, and at the end of a long television interview, I read
"Anahorish 1944", and then "Chanson d'Aventure" , Heaney's
poem in which relives the ambulance to the hospital following an illness that
had hit a few years earlier. Three months later, in
late August of 2013, I was on vacation from work, when Dominic Molina,
interpreter and translator he had met with me Seamus Heaney, joined me on his
cell phone to tell me of the sudden death of the great Irish
poet, Nobel Prize the
literature. I did not want to believe
it. I cried for days ... I kept saying: "It
is not fair, not fair ..."
Although Italy is a country of great poets. I learned something from each of them, but I
would say, not only by the poets, even by some writers, philosophers,
theologians and scholars of international renown. I
will never forget the grace and simplicity of porgersi Mario Trevi, Emanuele
Severino, Bruno Forte, Nadia Fusini to remain in an area not strictly poetic.
- Leggendoti, you notice your love for the
classics, leaving eternal teachings. The title of your latest collection of poetry,
"Olympia," is a confirmation ...
"Olympia" was defined as a person
whom I respect and with whom I share a love of poetry, a "prism of
wisdom." I loved that this
definition is arrived suddenly in an email. Just as they got the verses of "Olympia", without
notice, returning to a place that I had seen for the first time at fourteen. These few words have asked me a title bearing
the name of a woman, of a city, between one breath and the next, with a
whisper, in a sign of a second birth.
- What philosophy of life do you want to
convey through the reading of Olympia?
"Olimpia" tells us that the
decisive points of philosophical thought can come together in poetic
revelation. Some great
philosophers and even many poets have understood for centuries. Poetry
and philosophy pose, as always, the same questions that belong to the fate of
the truth. The philosophers of the Western tradition
tells us that the man refuses the darkness of birth and death, that he wants to
win, to have power, want to become something else to save themselves from the
anguish of their own destiny. And at this point, the
poetic revelation illuminates the philosophical thought, dissolving the
relationship between the finite and the infinite.
On the one hand, the myth of the foundation of
the universe proposed in "Olympia" reveals to us that the human being
must separate from the divine, after the break-up, the struggle for supremacy,
the other tells us that it will be necessary for the human the return of the
divine in the same place from which it comes, to restore justice, the sacred
self. The debt between human and divine, then, is
joined in the original circle of fate.
- Gabrielle reunites the separated parts, the
joints, and says that the human and divine are in the same person. The divine and the human are an inseparable
pair'' s interior of our company or one of them prevails, view the record that
follows us today?
Surely now the record takes precedence over
everything, unfortunately. In "Olympia"
the realistic fact is filtered, there is, but you do not automatically senses,
because this poem makes a gesture of opposition and contrast to the reality to
enter a reflection that goes beyond its time. Poetic thinking "Olimpia"
self-marginalizing, and is marginalized by the ferocity of the present. But if it's true what I said earlier, namely
that the human back in the same place from which it comes to merge the same
nature from which it is removed, it will not be difficult to understand that
life and death are not separate entities: they are reunited to the same source,
and it will regenerate.
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